ricordo di Efrem

Il 16 febbraio un arresto cardiaco ci ha portato via Efrem Raimondi, fotografo di meritata fama, ritrattista, mio mentore, ideatore di Isozero Lab e curatore di Fotografia a due tempi, uomo di acuta intelligenza e sensibilità visionaria, con un’idea rivoluzionaria per quanto essenziale e minimalista su come si dovesse fare la fotografia.
Non è una notizia che si è pronti a ricevere e poi si sa che ognuno ha il proprio rituale per esorcizzare la morte. Avevamo anche belle cose in ballo.
Rimane ciò che ha trasmesso, i confronti – anche quelli duri, qualche bourbon, una dedica. E rimane ciò che ha costruito e in cui mi ha voluto includere: Isozero e gli isozeriani che come me si trovano orfani ma che come me hanno avuto ancor in vita un’eredità importante.
Scritto di pugno, lì per lì. Messo poi nel cassetto, riaperto ieri.
La morte è un fotografo
Un buon fotografo
Ha la sua cifra espressiva
Nulla al caso
Fa la differenza
Inquadra uno spazio definito
decide chi è dentro e chi è fuori
Interviene e toglie
La sottrazione è la sua grammatica
Ciao Maestro
E sì che non vuoi essere chiamato così
Vedi che ti faccio incazzare ancora
Fai buon viaggio
Spero abbiano il bourbon
Noi qui
due passi indietro e uno avanti
a gettar ponti tra intenzioni e risultato
e sbattere ancora il muso sui tuoi quindi
Non sei andato via
non è una fine né un fine
È solo un mezzo che può restituire altro
La morte non esiste
Abbraccio.